Narni, paesaggio ideale con il ponte di Augusto
- Appartenenza oggetto
- Altrui
- Categoria
- Dipinto
- Nazione, Regione, Provincia
- Regno Unito
- Luogo di conservazione
- Londra, Sotheby's (asta 12 dicembre 2002, lotto 56)
- Materia e tecnica
- olio su tela
- Autore
- Labruzzi, Carlo (Roma, 1748 - Perugia, 1817)
- Datazione
- sec. XVIII
- Dimensioni
- cm 99 x 135,6
Descrizione breve
Formatosi prima sotto la guida del fratello, poi all’Accademia di San Luca di Roma, Carlo Labruzzi riuscì a soddisfare la propria vocazione di pittore di paesaggio lavorando per la committenza internazionale del Grand Tour, per la quale realizzò ritratti e vedute d’Italia sia ad olio sia ad acquerello. Labruzzi fu infatti uno dei pochi italiani a cimentarsi con risultati eccellenti in questa tecnica, appresa probabilmente grazie ai contatti con il milieu inglese. Fra i suoi committenti si distingue Richard CoaltHoare, che scelse l’artista come “companion and painter” nel progetto di censimento figurato della via Appia e dei suoi monumenti, da Roma a Brindisi. Più di ottocento i disegni eseguiti da Labruzzi, in più serie, oggi sparsi fra musei e mercato antiquario.
Dal momento che la veduta della cascata delle Marmore di Carcassone reca la data 1779, è possibile datare il soggiorno dell’artista in val ternana agli anni Settanta del XVIII secolo. Le fonti ricordano che Labruzzi si formò come pittore di paesaggio da autodidatta, cominciando a disegnare dal vero, en plein air, e “ad andare ogni giorno in campagna, e per le ville a studiare sul vero senza aver avuto in tal genere di pittura altro maestro che la natura”. È dunque plausibile che, nei suoi spostamenti, si sia spinto in questa regione, amata dai viaggiatori, suoi clienti.
Battuto all’asta come Carlo Labruzzi, il quadro costituisce un esempio della sua produzione giovanile, ancora legata al genere idillico pastorale. Le rovine del ponte di Augusto fungono da asse mediano della composizione, dividendo il primo piano dalle verdi colline sullo sfondo. Dettagli realistici si coniugano a elementi di invenzione nel fermare sulla tela una rappresentazione del paesaggio italiano perfettamente in linea con l’immaginario dei viaggiatori: luogo ameno e bucolico, dall’atmosfera serena e gentilmente malinconica, vista la luce dorata del tramonto che lo avvolge, è abitato da personaggi dalle vesti antiche, evocazione del monto classico cantato dai poeti latini.
Bibliografia
Bibliografia: /.
Bibliografia essenziale sull’artista: Watson 1960; Ottani Cavina 2001, pp. 6-7; Ottani Cavina, Calbi 2005, pp. 238-240; De Rosa, Jatta 2013.